mercoledì 4 dicembre 2013

Olivo simbolo di pace: l'emblema della repubblica



Emblema







L'emblema della repubblica nasce il 5 maggio del 1948.
E' caratterizzato da tre elementi: la stella,la ruota dentata, i rami di ulivo e quercia.



Gli elementi dell'emblema




L'ULIVO






Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale.




LA QUERCIA




Il ramo di quercia che chiude a destra l'emblema, incarna la forza e la dignità del popolo italiano. Entrambi, poi, sono espressione delle specie più tipiche del nostro patrimonio arboreo. 



LA RUOTA DENTATA




La ruota dentata d'acciaio, simbolo dell'attività lavorativa, traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro".



LA STELLA






La stella è uno degli oggetti più antichi del nostro patrimonio iconografico ed è sempre stata associata alla personificazione dell'Italia, sul cui capo essa splende raggiante.




LA PACE NELLA COSTITUZIONE


Il principio della rinuncia alla guerra come forma di  violenza militare e strumento di conquista e di offesa alla libertà dei popoli è espresso nell'articolo 11 della nostra costituzione.



giovedì 21 novembre 2013

Scheda botanica dell’olivo





Nome scientifico: Olea europea sativa

Nome italiano: Olivo

Famiglia: Oleacee




Fusto

Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore grigio o grigio scuro, il legno è molto duro e pesante.




Fusto



Chioma e rami

La chioma è di forma conica e le foglie sono di colore verde ,grigio chiaro. Le foglie sono persistenti, coriacee, di forma ellittica,a margine intero, lunghe 3-8 cm e di colore superiormente verde scuro e inferiormente argenteo.



Chioma

Foglie


Radici


Le radici della pianta giovane sono a fittone, poi striscianti e infine superficiali con rigonfiamenti



Fiori


I fiori sono piccoli e insignificanti, con quattro petali bianchi, sono riuniti in grappoli e sbocciano da maggio a giugno. Le infiorescenze dette mignola hanno forma a grappolo





Ramo in fiore




Frutti

Il frutto è una drupa (cioè frutto carnoso che non si apre spontaneamente per far uscire il seme) di peso variabile tra 0,5 e 1,5 gr. e si distingue in 


EPICARPO (la buccia che va dal verde al violetto e al nero), MESOCARPO (la polpa in cui è presente l’olio), ENDOCARPO (il nocciolo con dentro il seme).

Ramo con i frutti


Sezione di un'oliva










mercoledì 13 novembre 2013

Il nome Oliva

Oliva: il nome di due sante cristiane

Il nome Oliva deriva dal latino oliva, che a sua volta deriva del greco ελαια, che si riferisce al frutto dell’olivo, ma ha anche il significato simbolico di fertilità.

Attualmente è un nome in disuso in Italia, sebbene si trovi ancora nel Frusinate (Lazio meridionale interno, provincia di Frosinone) dove è tuttora vivo il culto della santa omonima.


Santa Oliva di Anagni
Biografia
Oliva nacque ad Anagni da nobili genitori nel V secolo e vi morì forse nel 492; destinata dalla famiglia a nozze  che non desiderava, consacrò la sua verginità a Dio, rifugiandosi nel monastero delle Benedettine di Anagni. Dopo una vita di digiuni e sofferenze ma gratificata con frequenza da visioni celesti morì il 3 giugno.
Culto
La più antica testimonianza del culto è rintracciabile in una epigrafe di consacrazione dell'altare a lei dedicato in Anagni dall’antipapa Anacleto II il 7 settembre 1133 d.C. nell'omonima chiesa. Anche a Castro dei Volsci esiste una Parrocchia dedicata a Sant'Oliva (in stile barocco ma ricostruita più volte) che pare risalga al XII secolo, e inoltre a Cori esiste ancora una chiesa a lei dedicata.
Affresco raffigurante Sant'Oliva


Sant’Oliva di Palermo
Biografia
Secondo la agiografia, sant’Oliva nacque a Palermo da nobile famiglia nel al IX secolo. All’età di 13 anni fu catturata dai corsari saraceni e portata a Tunisi e costretta a vivere soffrendo la povertà, la fame, il freddo. In seguito la giovane, a causa dei doni straordinari che aveva ricevuto dal Signore, fu condotta e abbandonata in una foresta piena di bestie feroci. Catturata da alcuni cacciatori e trattata da schiava, lei riuscì a convertirli. Le autorità mussulmane esasperate la arrestarono, la torturarono e la decapitarono.
Al momento della sua morte, il 10 giugno, la sua anima andò in Paradiso come una colomba.
Culto
Il Corpo fu portato dai Cristiani a Palermo e seppellito religiosamente in un luogo sconosciuto.
Il popolo  e il Senato palermitano il 5 Giugno 1606 elessero Sant' Oliva Patrona della Città con le Sante Ninfa ed Agata. 

Palermo, statua di Sant'Oliva

Ercole

Ercole e la sua clava fatta con l’ulivo


Il più famoso attributo di Ercole è la clava, un nodoso bastone che l’eroe utilizzò per compiere molte delle sue imprese. Secondo Teocrito, poeta del III sec. a. C. nato a Siracusa, Ercole sulle pendici dell' Elicona sradicò con le mani un ulivo da cui ricavò la clava che lo accompagna anche in tutte le raffigurazioni statuarie.




…un robusto bastone d'oleastro
fronzuto con la scorza e col midollo
che trovai sotto l'Elicona sacro
io stesso e lo tirai fuori dal suolo
con le spesse radici tutto intero.

Teocrito, XXV, 207

Ercole Olivario



Il tempio di Ercole Olivario


Il tempio di Ercole Vincitore o Oleario (o Olivario) sorge a Roma in piazza Bocca della Verità sulle rive del Tevere.
A lungo è stato creduto il tempio di Vesta a causa della sua forma circolare, uguale al tempio di Vesta situato nel Foro Romano.
La cella è circondata da venti colonne scanalate che poggiano su un podio di gradini di tufo e sono sormontate da capitelli corinzi. Il tempio, in marmo greco pentelico, risale alla fine del II secolo a.C. ed è il più antico tempio in marmo conservato. L'architetto fu probabilmente Hermodoro di Salamina, mentre la statua di culto del dio che vi si venerava fu scolpita da un greco, Skopas Minore un artista che lavorava in coppia con Hermodoro a Roma.
L'edificio fu commissionato da un ricco commerciante di olive  della corporazione degli Oleari ed era dedicato ad Ercole, protettore dei commerci e delle greggi. Non a caso il tempio sorge nel Foro Boario, area della città destinata al mercato agroalimentare. 


Roma, Piazza Bocca della Verità, Tempio di Ercole Vincitore




Roma, Piazza Bocca della Verità, Tempio di Ercole Vincitore
                                        

L'ulivo e gli antichi autori latini


L'ulivo e gli autori antichi



Moltissimi sono gli autori latini che nelle loro opere parlano dell’ulivo, dei metodi di coltivazione, della raccolta delle olive e della produzione dell’olio.

Tra i molti ricordiamo Varrone, vissuto nel I sec. a. C. e autore del De re rustica  un’opera che parla della campagna e dell’agricoltura, Columella, vissuto nel I sec. d.C., anche lui autore di un trattato sull’agricoltura e Plinio che dedica alcuni libri della Naturalis Historia (Storia naturale) alla botanica e all’agricoltura.

Plinio, nato probabilmente nel 24 d. C., fu storico, scienziato e grammatico. Come scienziato era interessato all’osservazione diretta dei fenomeni naturali e infatti morì mentre cercava di studiare  da vicino l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano nel 79 d.C.




Ecco i passi più importanti di Plinio a proposito dell’ulivo

[…] l’olivo non cresce né in regioni molto fredde né in quelle molto calde.

[…] anche per quest’albero [come per la vite] hanno moltissima importanza il tipo di suolo e i fattori climatici, viene anche potato nello stesso periodo della vite, e sfrondato, con suo beneficio.
Subito dopo viene il momento della raccolta e l’arte ancor più difficile di ricavare l’olio nuovo. Da una stessa oliva si ricavano succhi diversi, il primo dei quali è fornito dall’oliva verde quando ancora non è cominciato il processo di maturazione: questo è il più gradevole di sapore […]
Quanto più l’oliva è matura, tanto più denso è il succo e meno piacevole al gusto. Ma il periodo migliore per la raccolta, al fine di conciliare qualità e quantità, è quando l’oliva comincia a scurire […]
L’invecchiamento rovina il sapore all’olio, contrariamente a quanto accade per il vino, e al massimo può arrivare ad un anno […]

Uno sbaglio [della raccolta] consiste nel risparmiare, poiché, per evitare le spese che comporta la raccolta, si aspetta che le olive cadano. Coloro che adottano un criterio mediano, le scuotono con lunghi bastoni, danneggiando l’albero e rovinando la produzione dell’anno successivo. Esisteva infatti una regola antichissima per i raccoglitori di olive: «non strappare l'olivo e non percuoterlo».

[…]L’olio ha la caratteristica di riscaldare il corpo e di difenderlo dal freddo, nonché di dare refrigerio alle vampate (mal) di testa. I greci, promotori di ogni vizio, ne hanno indirizzato l’impiego alla mollezza, diffondendone l’utilizzo nei ginnasi, i cui direttori, come noto, hanno venduto la raschiatura d’olio a ottantamila sesterzi. La maestà romana ha riservato all'olivo un alto onore, perché con esso vengono incoronati gli squadroni di cavalieri […] Anche Atene corona i vincitori con l’olivo, la Grecia li corona ad Olimpia con l’olivo selvatico.




Le rappresentazioni nei vasi antichi

La raccolta e la vendita dell’olio sui vasi greci



Raccolta
Rappresentazione della raccolta delle olive. Anfora Attica, VI sec.a.C. British Museum, Londra.


Questo vaso raffigura degli uomini che raccolgono olive con dei lunghi bastoni ondeggianti. Si tratta di un’anfora attica a figure nere datata al VI secolo a.C. e oggi conservata al British Museum di Londra




PARICOLARE: UNO SCHIAVO E’ SALITO SULL’ALBERO E FA CADERE LE OLIVE.



 Scena di vendita dell’olio


Il vaso proviene da una necropoli di Cerveteri, risale alla fine del VI sec. a.C. ed è oggi conservato ai Musei Vaticani


Su questa pelike (vaso panciuto con due anse) è rappresentata una scena di vendita dell'olio. Il prezioso liquido, conservato in un vaso simile al nostro, viene versato in un contenitore più piccolo utilizzato per gli unguenti (lekythos), mentre l'acquirente siede su un diphros (sedia pieghevole). L'iscrizione augurale che corre lungo la scena "O padre Zeus, possa diventare ricco!" ha ispirato la denominazione convenzionale di Pittore di Plousios per l'autore di questo vaso della fine del VI secolo a.C.