L'ulivo e gli autori antichi
Moltissimi sono gli autori latini
che nelle loro opere parlano dell’ulivo, dei metodi di coltivazione, della
raccolta delle olive e della produzione dell’olio.
Tra i molti ricordiamo Varrone,
vissuto nel I sec. a. C. e autore del De
re rustica un’opera che parla della
campagna e dell’agricoltura, Columella,
vissuto nel I sec. d.C., anche lui autore di un trattato sull’agricoltura e
Plinio che dedica alcuni libri della Naturalis
Historia (Storia naturale) alla botanica e all’agricoltura.
Plinio, nato probabilmente nel 24
d. C., fu storico, scienziato e grammatico. Come scienziato era
interessato all’osservazione diretta dei fenomeni naturali e infatti morì
mentre cercava di studiare da vicino
l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano nel 79 d.C.
Ecco i passi più importanti di
Plinio a proposito dell’ulivo
[…] l’olivo non cresce né in regioni molto fredde
né in quelle molto calde.
[…] anche
per quest’albero [come per la vite] hanno moltissima importanza il
tipo di suolo e i fattori climatici, viene anche potato nello stesso periodo
della vite, e sfrondato, con suo beneficio.
Subito dopo viene il momento
della raccolta e l’arte ancor più difficile di ricavare l’olio nuovo. Da una stessa oliva si ricavano succhi diversi, il primo
dei quali è fornito dall’oliva verde quando
ancora non è cominciato il processo di maturazione: questo è il più gradevole
di sapore […]
Quanto più l’oliva è matura, tanto più denso è il succo e
meno piacevole al gusto. Ma il periodo migliore per la raccolta, al fine di
conciliare qualità e quantità, è quando l’oliva comincia a scurire […]
L’invecchiamento rovina il sapore
all’olio, contrariamente a quanto accade per il vino, e al massimo può arrivare
ad un anno […]
Uno sbaglio [della raccolta]
consiste nel risparmiare, poiché, per evitare le spese che comporta la
raccolta, si aspetta che le olive cadano. Coloro che adottano un
criterio mediano, le scuotono con lunghi bastoni, danneggiando l’albero e
rovinando la produzione dell’anno successivo. Esisteva infatti una regola
antichissima per i raccoglitori di olive:
«non strappare l'olivo e non percuoterlo».
[…]L’olio ha
la caratteristica di riscaldare il corpo e di difenderlo dal freddo, nonché di
dare refrigerio alle vampate (mal) di testa. I greci, promotori di ogni vizio,
ne hanno indirizzato l’impiego alla mollezza, diffondendone l’utilizzo nei
ginnasi, i cui direttori, come noto, hanno venduto la raschiatura d’olio a ottantamila sesterzi. La maestà
romana ha riservato all'olivo un
alto onore, perché con esso vengono incoronati gli squadroni di cavalieri […] Anche
Atene corona i vincitori con l’olivo, la Grecia li corona ad Olimpia con
l’olivo selvatico.