mercoledì 13 novembre 2013

L'ulivo e gli antichi autori latini


L'ulivo e gli autori antichi



Moltissimi sono gli autori latini che nelle loro opere parlano dell’ulivo, dei metodi di coltivazione, della raccolta delle olive e della produzione dell’olio.

Tra i molti ricordiamo Varrone, vissuto nel I sec. a. C. e autore del De re rustica  un’opera che parla della campagna e dell’agricoltura, Columella, vissuto nel I sec. d.C., anche lui autore di un trattato sull’agricoltura e Plinio che dedica alcuni libri della Naturalis Historia (Storia naturale) alla botanica e all’agricoltura.

Plinio, nato probabilmente nel 24 d. C., fu storico, scienziato e grammatico. Come scienziato era interessato all’osservazione diretta dei fenomeni naturali e infatti morì mentre cercava di studiare  da vicino l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano nel 79 d.C.




Ecco i passi più importanti di Plinio a proposito dell’ulivo

[…] l’olivo non cresce né in regioni molto fredde né in quelle molto calde.

[…] anche per quest’albero [come per la vite] hanno moltissima importanza il tipo di suolo e i fattori climatici, viene anche potato nello stesso periodo della vite, e sfrondato, con suo beneficio.
Subito dopo viene il momento della raccolta e l’arte ancor più difficile di ricavare l’olio nuovo. Da una stessa oliva si ricavano succhi diversi, il primo dei quali è fornito dall’oliva verde quando ancora non è cominciato il processo di maturazione: questo è il più gradevole di sapore […]
Quanto più l’oliva è matura, tanto più denso è il succo e meno piacevole al gusto. Ma il periodo migliore per la raccolta, al fine di conciliare qualità e quantità, è quando l’oliva comincia a scurire […]
L’invecchiamento rovina il sapore all’olio, contrariamente a quanto accade per il vino, e al massimo può arrivare ad un anno […]

Uno sbaglio [della raccolta] consiste nel risparmiare, poiché, per evitare le spese che comporta la raccolta, si aspetta che le olive cadano. Coloro che adottano un criterio mediano, le scuotono con lunghi bastoni, danneggiando l’albero e rovinando la produzione dell’anno successivo. Esisteva infatti una regola antichissima per i raccoglitori di olive: «non strappare l'olivo e non percuoterlo».

[…]L’olio ha la caratteristica di riscaldare il corpo e di difenderlo dal freddo, nonché di dare refrigerio alle vampate (mal) di testa. I greci, promotori di ogni vizio, ne hanno indirizzato l’impiego alla mollezza, diffondendone l’utilizzo nei ginnasi, i cui direttori, come noto, hanno venduto la raschiatura d’olio a ottantamila sesterzi. La maestà romana ha riservato all'olivo un alto onore, perché con esso vengono incoronati gli squadroni di cavalieri […] Anche Atene corona i vincitori con l’olivo, la Grecia li corona ad Olimpia con l’olivo selvatico.