L’ulivo
nell’antichità
Ramo carico di olive |
“ex omnibus stirpibus
minorem inpensam desiderat olea, quae prima omnium arborum est” (L.G.
Columella, De Re Rustica)
Ulivi |
L’olivo coltivato, o domestico, deriva dall’olivo selvatico o
oleastro che cresce nei luoghi rupestri, isolato o in forma boschiva, e dai cui
minuscoli frutti si trae un olio amaro il cui uso è, però, sempre stato
limitato.
La patria di origine dell’olivo va con ogni probabilità ricercata
in Asia Minore ma l’olivo era anche conosciuto da popoli semitici: gli Armeni e
gli Egiziani.
Asia Minore |
Molto presto l’uso di coltivare l’olivo passò dall’Asia minore
alle isole, e quindi in Grecia: lo
Schliemann riferisce di aver raccolto noccioli d’oliva sia negli scavi del
palazzo di Tirinto sia in quelli delle case e delle tombe di Micene e,
nell’Odissea, troviamo scritto che Ulisse aveva intagliato il suo letto nuziale
in un enorme tronco di olivo.
In Grecia esistevano molti e fiorenti oliveti; particolarmente
ricca ne era l’Attica, soprattutto nella pianura vicina ad Atene. D’altra parte
l’olivo era la pianta sacra alla dea Atena.
L’olio attico era considerato tra i migliori; ma si apprezzavano
molto anche gli olii di Sicione, dell’Eubea, di Samo, di Cirene, di Cipro e di
alcune regioni della Focide. Le olive erano inoltre la ricchezza della pianura
vicino la città di Delfi, sacra ad Apollo.
Le zone della Magna Grecia dove
erano più floride le colture dell’olivo si trovavano a Sibari e a Taranto. Nell’Italia
centrale, si segnalavano in primo luogo il territorio di Venafro, quindi la
Sabina e il Piceno, mentre nell’Italia del nord erano famose le coste della
Liguria.
In verde la Magna Grecia |
Le olive venivano raccolte in periodi diversi a seconda dell’uso
cui erano destinate: ancora acerbe (olive albae
o acerbae), non del tutto mature (olive variae
o fuscae), mature (olive nigrae).
Si raccomandava di staccarle dal ramo con le mani ad una ad una; quelle che non
si potevano cogliere salendo sugli alberi, venivano fatte cadere servendosi di
lunghi bastoni flessibili (in greco ractriai),
sempre ponendo la massima attenzione a non danneggiarle. Alcuni aiutanti
raccattavano e riunivano le olive battute che, solitamente, venivano macinate
il più presto possibile (vedi Plinio)
In Grecia l’olio era generalmente prodotto dai proprietari stessi
degli oliveti che spesso procedevano anche alla sua vendita. La vendita al
dettaglio non si praticava solo in campagna o nelle botteghe; era ugualmente
attiva nell’agorà, dove venivano trattate le merci più diverse (vendita olio).
Per quanto riguarda l’Italia, il vero problema, dunque, non è
stabilire a quando risalga la presenza dei primi olivi, dato che certamente si
trattava di piante che esistevano da molto tempo, almeno in forme selvatiche,
quanto piuttosto definire il periodo in cui è cominciata la loro coltivazione
in età storica. Le evidenze linguistiche, letterarie ed archeologiche
permettono di affermare che, già fra l’VIII e il VII sec. a.C. non solo la
coltivazione dell’olivo era praticata ma era già padroneggiata.
Le più importanti testimonianze di età storica sono il relitto della nave del Giglio, del 600
a .C. circa, con le sue anfore etrusche piene di olive, e
la cosiddetta “Tomba delle Olive” di Cerveteri, databile al 575-550 a .C., nella quale si sono rinvenuti numerosi noccioli di oliva all’interno di una sorta di
caldaia.
Anfora sommersa |